Ricordare ogni manifestazione

Mi spiace.

Ero su un treno per Venezia mentre vengo a sapere di che cosa è successo alla manifestazione No Expo. Fiamme e distruzione.
E me ne sorprendo, prima di ogni altra cosa. Perché diavolo dovrebbe essere successo? Le ragioni della manifestazione non sono mai state violente. Tutto il materiale prodotto finora era volto ad aumentare la consapevolezza sul danno che l’opera provoca, ha provocato e provocherà a tutti i livelli.
Che senso avrebbe poi, organizzare una manifestazione lontano dall’Expo, se le intenzioni fossero state distruttive dall’inizio, se gli organizzatori di No Expo avessero voluto portare violenza, avrebbero manifestato agli ingressi della fiera, il più vicino possibile. Supponendo che si fosse voluto muovere una guerra, non c’era strategia logica che potesse partire da Porta Venezia ed arrivare a Rho Fiera.
Provo a vederla nel modo in cui la vedevo io. Ricordo che l’idea era di muovere la grande manifestazione per incoraggiare il boicottaggio del grande evento. L’idea di far sapere al mondo che l’Expo italiana era un falso evento, che la città non era stata preparata, i padiglioni non sono finiti, che il metodo di lavoro impiegato è lo sfruttamento dei lavoratori, specie se giovani, che tutti i principi che finge di propugnare sono ribaltati in nome del profitto delle industrie, che l’inquinamento in quell’area è letteralmente visibile. Rifiutare l’Expo voleva dire mantenere le persone lontane da una nebbia nera, quella reale dell’inquinamento e quella metaforica della mafiosità che ha gestito tutto.

Io, nel mio piccolo, non sono riuscito a convincere nemmeno mia madre.
“Ci vado a settembre, quando magari ne avranno finito di più. Quando mi ricapita di vedere l’Esposizione Universale?”. E nulla l’ha distolta da quell’idea.
Chi ha organizzato l’Expo sapeva bene di questa differenza di vedute generazionale, e infatti ha invitato Bocelli per fare il concerto inaugurativo.
Prima dell’Expo, mi divertivo ad immaginare chi avrebbero chiamato, il primo maggio, a suonare, e come quell’artista avrebbe istantaneamente perso credibilità presso il grande pubblico della musica leggera più rapidamente di Jovanotti che si complimenta con Salvini. E Bocelli è in effetti perfetto per l’Expo: ha un pubblico vasto, ma non giovanile, sufficientemente distaccato dalla realtà quotidiana di milioni di italiani. È famoso, ma non è detto che lo sia per meriti artistici (chi è in grado di citare altri dieci tenori italiani viventi e classificarli può dire la sua). E infine, cosa più importante, la sua cecità è perfetta per le mie metafore di “ricchi stronzi che non vedono più in là del proprio naso”.

Perciò ero fiducioso che la manifestazione No Expo potesse essere l’inizio di qualcosa, una manifestazione che cercasse di promuovere valori che condivido e identificare le storture di questo sistema asociale.
Mi ero completamente dimenticato che ogni manifestazione socialmente rilevante, e da chissà quanto tempo, è sempre degenerata in violenze, screditando completamente il movimento tutto agli occhi del “grande pubblico”, se vogliamo chiamare così quella grande massa di italiani male o per nulla informati.
Mi ero dimenticato che l’accusa che verte sui grandi movimenti contro le grandi opere è quella di terrorismo, il termine-jolly utilizzato per deumanizzare i nemici del governo in carica.
Mi ero dimenticato che, per evitare la strumentalizzazione politica, questi movimenti basano la loro esistenza sull’anonimato, impedendo di fatto la creazione di comunità identificabili da chi non è abituato a società prive di grandi personalità (il “grande pubblico” vive di questo).
Sono stato stupido a dimenticare. Per questo mi spiace.

Mi spiace che sia stato Marco Travaglio a ricordarmi che esistono i black bloc, questa… non si sa bene cosa sia. Infiltrati nelle manifestazioni, che incitano alla violenza, in particolare contro le banche. Ha perfettamente senso pensare che siano pagati da chi ha interesse a screditare i movimenti. Il che darebbe tutto un senso diverso alla questione: una manifestazione organizzata con sentimenti pacifici sarebbe finita in rivolta grazie ad infiltrati dalla parte opposta, mercenari che hanno fatto il loro lavoro per guidare l’opinione pubblica nella direzione del mantenimento dello status quo.
Io sono stato stupido a dimenticare, dicevo. E Travaglio è stato almeno altrettanto stupido a ricordarselo il 2 Maggio. Se un solo idiota si fosse ricordato dell’esistenza dei Black Bloc, forse la manifestazione sarebbe andata diversamente, e ora non dovremmo costruire una comunità dalle ceneri.